È il Padiglione della Lituania alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia curato da Lucia Pietroiusti, con una banda di artiste provenienti da discipline diverse, Rugilè Barzdziukaitè (regista e direttrice di teatro), Vaiva Grainylè (scrittrice e poetessa), Lina Lapelyte (compositrice e artista visiva), che hanno messo in scena la performance “Sun & Sea (Marina)”.
Sono loro – quattro donne – che hanno vinto il Leone d'Oro di questa 58esima edizione. Ecco la motivazione del premio: «per l'approccio sperimentale del Padiglione e il suo modo inatteso di affrontare la rappresentazione nazionale. La giuria è rimasta colpita dall'originalita' nell'uso dello spazio espositivo, che inscena un'opera brechtiana, e per l'impegno attivo del Padiglione nei confronti della città di Venezia e dei suoi abitanti. “Sun & Sea (Marina)” è una critica del tempo libero e della contemporaneità, cantata dalle voci di un gruppo di performer e volontari che impersonano la gente comune».
MONDO CANE
Una Menzione speciale è andata al Belgio per “Mondo Cane”. Jos de Gruyter e Harald Thys hanno trasformato il Padiglione nazionale ai Giardini in una specie di museo folkloristico, con marionette automatizzate che vestono i panni antichi di artigiani che mettono religiosamente in pratica le proprie capacità (c'è un musicista, un calzolaio, un arrotino, un filatore...). Sembra un mondo di zombie, psicopatici, alienati. L'ambiente non è scioccante, piuttosto scioccato: gli abitanti sembrano traumatizzati, muti, pallidi, spaventati. Sono gusci estetizzati, bloccati nella ripetizione di attività formali che agli occhi di chi li guarda sembrano scollegati dalla realtà contemporanea. I due artisti, conosciuti per le narrazioni tratte dall'iperrealtà, sono affascinati e insieme disgustati dalla condizione psicotica in cui versa la società contemporanea. Ecco la motivazione del premio: «con il suo humour spietato, il Padiglione del Belgio offre una visione alternativa degli aspetti, spesso trascurati, dei rapporti sociali in Europa. L'inquietante rappresentazione di una serie di personaggi che hanno l'aspetto di fantocci meccanici ispirati a stereotipi di folklore fanno si' che il Padiglione agisca su vari registri creando due, se non più, realtà parallele».
THE WHITE ALBUM
Tra tutti e 79 artisti il Leone d'Oro per il miglior partecipante alla Mostra Internazionale “May You Live In Interesting Times” è andato a Arthur Jafa per il suo film del 2019 “The White Album”, che è in egual misura un saggio, una poesia e un ritratto. Jafa usa materiale originale e d'appropriazione per riflettere sul tema razziale. Oltre ad affrontare in modo critico un momento carico di violenza, nel ritrarre con tenerezza gli amici e i familiari dell'artista il film fa anche appello alla nostra capacità di amare. Il video da un lato esplora la tensione tra la violenza e la follia del suprematismo bianco (inserisce le riprese del pestaggio subito dal camionista Reginald Denny durante le rivolte del 1992 a Los Angeles e un video ddell'assassino di massa Dylann Roof) dall'altro analizza l'affetto che prova per i bianchi che fanno parte della sua vita. I ritratti di Jafa ne astraggono e insieme concretizzano i soggetti creando una sensazione di intimità mista a straniamento. Vengono proposti per essere valutati: Sono bianchi? Sì lo sono. Cosa significa essere bianchi?.
Il Leone d'Argento è invece andato alla giovane Haris Epaminonda «per le sue costellazioni che uniscono in un'attenta costruzione immagini, oggetti, testo, forme e colori, fatte di memorie frammentate, storie e connessioni frutto dell'immaginazione; per mostrarci che la dimensione storica e quella personale possono essere compresse in un intreccio di molteplici significati, potente e duttile al tempo stesso».
MENZIONI SPECIALI
La Giuria ha inoltre deciso di assegnare due menzioni speciali a Teresa Margolles e Otobong Nkanga. La menzione all'artista messicana Margolles «per le sue opere acute e commoventi che trattano il dramma delle donne gravemente coinvolte dal narcotraffico nel suo Messico, creando potenti testimonianze che spostano strutture esistenti nel mondo reale alle sale espositive». Per realizzare “Muro Ciudad Juàrez” Teresa Margolles ha trasportato blocchi di un muro di cemento che si trovava davanti a una scuola da Jarez, una città con uno dei più alti tassi di omicidi ne Messico; crivellato di buchi di pallottole e sormontato da un groviglio di filo spinato, il muro rappresenta un memoriale viscerale alle vittime della narcoviolenza. Lei si rifiuta di rappresentare la violenza in sé preferendo mostrare ciò che rimane delle sue conseguenze come mezzo per richiamare l'attenzione verso una situazione tragica e irrisolta che continua fino ad oggi. Poi ci sono i poster strappati che mostrano i volti di donne scomparse nella città lungo il confine tra Messico e Stati Uniti, uno degli epicentri dell'ondata di femminicidi ai danni di studentesse e dipendenti di varie fabbriche della zona I volti sui poster hanno una dimensione profondamente individuale, ma allo stesso tempo evocano un'emergenza più ampia e la necessità di una reazione pubblica e collettiva di lutto e di azione.
La menzione a Nkanga è invece, «per la sua ricerca continua e carica di ispirazione attraverso i media nella politica della terra, del corpo e del tempo».
PREMIO ALLA CARRIERA
Artista, performer, saggista e poeta, Jimmie Durham è stato invece insignito del Leone d'Oro alla Carriera per i notevoli risultati in campo artistico che ha raggiunto negli ultimi sessant’anni e, in particolare, per il suo modo di fare arte che allo stesso tempo sa essere critica, divertente e profondamente umanistica. La sua pratica eterogenea va dal disegno al collage, dalla fotografia al video, anche se le sue opere più note sono le costruzioni scultoree, spesso realizzate con materiali naturali e oggetti d’uso quotidiano di scarso valore che evocano storie particolari. Le sue sculture sono spesso accompagnate da testi che commentano in modo scanzonato ma incisivo le prospettive e i pregiudizi eurocentrici. Il suo lavoro, che denuncia con insistenza i limiti del razionalismo occidentale e la futilità della violenza, si è soffermato spesso anche sull'oppressione e sui fraintendimenti perpetrati dai poteri coloniali ai danni delle diverse popolazioni etniche di tutto il mondo. Se da una parte Durham tratta questo materiale con grande abilità e leggerezza, dall’altra produce anche critiche taglienti cariche di perspicacia e arguzia, distruggendo con sagacia i concetti riduttivi di autenticità.
Per vedere la 58esima Biennale di Venezia c'è tempo fino al 24 novembre.
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