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Anita Berber |
«La baronessa non è una futurista: lei è il futuro», disse
Marcel Duchamp a proposito di
Elsa von Frenytag-Loringhoven. E aveva ragione. Nata povera nel 1874 a Swinemunde (città sul Mar Baltico della Pomerania), divenuta nobile ma morta in miseria nel 1927 in circostanze mai chiarite, Elsa è stata un'artista che ha anticipato di mezzo secolo mode e tendenze. Tre matrimoni e molti colpi di scena alle spalle, bisessuale, sempre eccentrica nel modo di presentarsi (come quando si rasava il cranio o si adornava con oggetti pescati nei cassonetti della spazzatura), affetta da incurabile cleptomania, era conosciuta al tempo per le performance che metteva in scena - seminuda o vestita di lattine - nei luoghi più inconsueti, fra cui bettole mal frequentate o strade e piazze newyorkesi. Ma anche perché recuperava cose dai bidoni dell'immondizia e li usava per assemblaggi, sculture, pitture trasformando i rifiuti in opere d'arte. Il suo nome era noto pure per le poesie, alcune di esse dedicate al folle e non ricambiato amore di quella stagione, quello per il dada Duchamp al quale suggerì perfino l'idea del suo rivoluzionario orinatoio (Fountain) del 1917. Di lei, oggi, non si ricorda quasi più nessuno.