lunedì 30 settembre 2019

Artiste scandalose, emigrate dimenticate, pittrici di genere: quanti capolavori sconosciuti

Pan Yuliang
Parigi,1957. Le campane della Cappelle des Auxiliatrices suonano cinque rintocchi e Pan Yuliang congeda due modelle, si versa un bicchiere di vino e viene inaspettatamente raggiunta dai ricordi. Inizia così il romanzo di Jennifer Cody Epstein La pittrice di Shanghai (Rizzoli, 2008) che racconta la vita della scandalosa artista che nei primi decenni del secolo scorso ha scioccato la Cina con i suoi nudi. Una vita incredibile che inizia nel 1895 nella provincia di Jiangsu, lungo la costa est della Cina. Lei - al secolo Chen Xiuqin - rimane orfana a otto anni; viene sfruttata come serva dei parenti e poi venduta dallo zio a un bordello di Wuhu. Lì, nella "Casa dell'eterno splendore" dove le ragazze come lei si comprano e si vendono per pochi soldi, conosce la violenza ma anche l'amore che la farà diventare Yuliang (Buona giada). E impara a coltivare in segreto il vizio portentoso che un giorno la renderà libera: la passione assoluta e inviolabile per la pittura. Quando nel 1977 muore in un attico nella periferia di Parigi lascia agli eredi qualcosa come quattromila opere.
Concetta Scaravaglione
Gluck

A lei, ai suoi lavori, è dedicato uno dei capitoli del nuovo libro di Alfredo Accatino Outsiders 2 (Giunti, 240 pagine, 29 euro) che traccia una vera e propria storia dell' arte parallela raccontando di artisti poco conosciuti o del tutto inediti per l'Italia. Innovatori che non hanno avuto il successo che meritavano, a volte involontari (o volontari) protagonisti di momenti difficili della storia del Novecento, a volte vittime delle proprie idee politiche, della povertà, della fragilità del corpo e della mente. Ma anche semplicemente dimenticati.
Come Concetta Scaravaglione, "la calabrese più famosa d'America", "la regina della pietra", che ha ricevuto premi e onorificenze negli Stati Uniti per le sue sculture, ma che qua da noi sono in pochi a conoscere. Merito di Accatino averla inserita nel suo "Museo dell'Immaginario" e di aver raccontato la storia di una povera donna italiana nata nel 1900 che sognava di fare l'artista nel quartiere di Little Italy dove la sua famiglia era arrivata dalla Calabria alla ricerca di una vita migliore. Grazie alla sua determinazione - era tosta e testarda - Concetta riuscì nel suo intento di diventare un'artista famosa. Acclamata dalla critica quale rappresentante di spicco dell'Art Deco negli Usa, ha insegnato alla New York University, ha vinto nel 1935 la George D. Widener Gold Medal in scultura mentre nel 1950, prima donna nella storia di questo riconoscimento, si è aggiudicata il prestigioso Rome Prize. Le sue opere sono esposte al Museum of Modern Art (MoMA), e nelle più prestigiose collezioni statunitensi, eppure qua da noi mai una mostra le è stata dedicata.
Il libro di Accatino è prezioso: tutte le 50 storie che racconta meriterebbero intere monografie, esposizioni antologiche e perfino dei film. Un esempio su tutte Maria Izquierdo (1902-1955), che visse in Messico una vita parallela a quella di Frida Kahlo. Chi ne ha sentito parlare? Eppure fu la prima donna messicana a esporre negli Stati Uniti, a ricevere una commessa pubblica, la prima ad alzare la voce per difendere la libertà delle donne a esprimere la propria creatività. E quando, a 40 anni, un ictus le portò via l'uso di un braccio e poi la parola, lei continuò a dipingere perché la sua arte era soprattutto un grido di libertà.Ma c'è anche Gluck, al secolo Hannah Gluckstein, vissuta in Inghilterra che scelse di fare l'artista e determinare la propria identità sessuale: due cose abbastanza difficili da fare se nasci nell'Ottocento; c'è Hannah Höch, che negli anni Venti pur essendo una delle menti più stimolanti e pioniera assoluta del fotomontaggio, fu sempre osteggiata dai suoi colleghi maschi che la consideravano, al pari delle altre artiste del movimento Dada, come «dilettanti affascianti e dotate» negando loro implicitamente qualsiasi reale status professionale.
Anche la storia di Rosaleen Miriam "Roie" Norton (1917 -1979) merita di essere conosciuta. Nata e vissuta in Australia, era nota come "la strega di King Cross". Per tre anni dormì in una tenda nel giardino di famiglia in compagnia di un ragno, Horatius, e altri animali come gatti, tartarughe, rospi, lucertole e una capra. Poi si avvicinò al culto di Pan e iniziò a praticare ogni forma di sessualità. I suoi quadri, messi accanto da Accatino con quelli dell'occulto artista britannico Austin Osman Spare, raffigurano immagini di entità soprannaturali quali divinità pagane e demoni, a volte coinvolti in atti sessuali.Tra gli Outsiders di Accatino ci sono ovviamente pure degli uomini: c'è Eric Hebborn, il re dei falsari, che venne trovato con la testa fracassata a Roma, in piazza Trilussa, la notte tra l' 8 e il 9 gennaio 1996; c'è Gustav Wunderwald che inventò negli anni Venti, in Germania, la pop art; c'è Nils Dardel, il dandy che dipinse la sua morte creando un capolavoro; c'è Karl Schwesig, considerato dai nazisti un sovversivo, degenerato due volte in quanto pittore e in quanto nano; ci sono gli italianissimi fratelli Michhahelles - Ernesto e Ruggero - che furono pittori, scultori, fotografi, scenografi, architetti, inventori, grafici, stilisti. E tanti altri ancora. Vale la pena conoscere le loro storie raccontate con uno stile semplice, diretto e ironico nel libro di Accatino.
Nils Dardel

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