martedì 8 settembre 2015

Graffiti legalizzati: un compromesso al ribasso?

Le centraline che regolano i semafori di Milano diventeranno opere d'arte. Dal 10 al 23 settembre cinquanta tra i più importanti urban artist del mondo saranno infatti in strada per rendere quelle anonime scatole di metallo delle opere d'arte permanenti che dialogheranno con le altre creazioni e installazioni di Urban Art Renaissance che «non è  una semplice mostra, ma è un racconto. Un romanzo contemporaneo scritto da artisti provenienti da mezzo mondo che con stili e lessici  diversi ci narrano il Medioevo attuale, senza moralismi - spiegano gli organizzatori -. Al centro sta sempre l’essere umano, con espliciti o accennati rimandi alla storia dell’arte, o attraverso espressioni inedite».
Il progetto, chiamato "Energy box", promosso da A2A e fondazione Aem, con la supervisione di Flavio Caroli, critico d’arte e ordinario di Storia dell’arte moderna al Politecnico di Milano, porterà a Milano D*Face, Etnik, 2501, C215, Hopnn, Laurina Paperina, Millo, No Curves, Pixel Pancho, Reka, Rone, The London Police  (tanto per citarne alcuni) che armati di bomboletta spray, pennelli e tanta fantasia, eseguiranno dal vivo le loro opere su 150 centraline semaforiche sia in centro sia in periferia.
L'idea mi piace molto. Ma c'è un domanda alla quale ancora non sono riuscita a dare risposta: la "legalizzazione" dei graffiti mette un freno all'arte dei writers? Se infatti per un certo verso  l'iniziativa di alcuni comuni e municipi di mettere a disposizione degli artisti dei muri cittadini consente di preservare le opere d'arte (perché tali sono) dalle "spugnette" degli esaltati miopi del decoro urbano è assolutamente lodevole, dall'altra c'è uno snaturamento della street art che nasce come forma di sovversione, di critica o come tentativo di abolire la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze. Deporre le armi della guerriglia, per vestire gli abiti delle star, è un compromesso al ribasso per gli urban artist?
Di getto risponderei di sì. Ma è anche vero che veder trasformata una grigia città in un affresco brillante, poter passeggiare  e godere di quei colori e di quelle tag, riflettere sui messaggi che quei graffiti portano con sè mi piace molto e spero vivamente che restino lì dove sono stati creati senza rischiare che qualche idiota si prenda la briga di cancellarli (come è successo recentemente a Milano).
Ancora non  deciso.

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