mercoledì 28 maggio 2014

La LadyFest si dice e si fa... Il 6, il 7 e l'8 giugno

Tre giorni per sperimentarsi, per conoscere storie nuove, per emozionarsi, per riflettere collettivamente sul corpo e le relazioni dando spazio e visibilità alla sessualità. Tre giorni per divertirsi. Questo è la Lady Fest che dal 6 all'8 giugno sarà ospitata da Zam: un festival autogestito e autoprodotto, un festival queer e femminista di cultura indipendente, che ospiterà laboratori, spettacoli, concerti, proiezioni, performance e molto altro ancora. Uno spazio libero dal sessismo e dal machismo, nel quale sentirsi a proprio agio.
Dietro a questo festival c'è il percorso molto lungo e molto variegato di ladies (consapevoli che una lady è chiunque voglia esserlo) dalla provenienza eterogenea, che si sono incontrate spinte dal bisogno di mettere insieme un po’ di spunti ed esperienze che hanno attraversato Milano, ma con la curiosità di gettare uno sguardo anche altrove. La Ladyfest, quindi, è anche il percorso che ha portato a realizzarla: un percorso nel quale un gruppo di donne si incontra, si sperimenta, costruisce relazioni con la città e organizza un festival in totale autonomia.
La Ladyfest predilige le relazioni orizzontali. Cambia il punto di vista, le prospettive e i punti di riferimento. Mescola i generi e performa le identità con l'obiettivo di vivere i desideri e gli immaginari, un punto di partenza per contaminare la città, le relazioni, i rapporti, le vite. La Ladyfest pornifica Milano perché mette in gioco i corpi e il loro sfiorarsi nelle strade e nelle piazze.  Si prende il tempo di indugiare sulle trame dei turbamenti che ci attraversano. Si riappropria della città e legittima il piacere.

Qui trovate il programma della LadyFest.
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La LadyFest si apre venerdì 6 giugno alle 18.
Alle 18,30 L'incontro DALLA PERFORMANCE DI GENERE ALLA PERFORMANCE DE-GENERE: PRATICHE DI RESISTENZA ALLA (ETERO)NORMA NELLO SPAZIO PUBBLICO Di Rachele Borghi aka Zarra Bonheur
L’incontro porterà l’attenzione sul rapporto tra performance e spazio prendendo come riferimento le pratiche queer di resistenza alle norme. Partendo dall’idea che gli spazi non siano contenitori chiusi ma piuttosto sistemi porosi messi in relazione tra di loro anche dai corpi che li attraversano, considerando che anche il corpo è uno spazio e un laboratorio, cercheremo di riflettere sulle modalità di azione nello spazio pubblico e sulla sua sessualizzazione attraverso immagini, video, cortometraggi, fotografie e letture di testi. Particolare attenzione sarà dedicata al drag (king ma non solo) come strumento di contestazione e di rovesciamento delle norme di genere e alle performance post porno.

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