sabato 26 aprile 2014

26 aprile 1937, Guernica. «È lei che ha fatto questo orrore?» «No, è opera vostra»

Il 26 aprile 1937 i nazisti bombardarono la città basca Guernica per aiutare Francisco Franco a rovesciare il governo legittimo della Repubblica Spagnola. Picasso volle immortalare quel drammatico attacco aereo che rase al suolo la città con un'opera denuncia che venne esposta nel padiglione spagnolo durante l'Esposizione mondiale di Parigi del 1937. Una denuncia non solo di quanto aveva fatto la Legione Condor (corpo volontario composto da elementi della tedesca Luftwaffe) aiutata dall'Aviazione Legionaria Fascista d'Italia, ma dei crimini dei regimi totalitari tutti. Nell'opera non ci sono infatti elementi che richiamino al luogo o al tempo dell'accaduto e niente indica che si tratti di un bombardamento, ad eccezione di quello che a destra può sembrare un palazzo in fiamme. È, piuttosto, una protesta contro la violenza, la distruzione, la guerra in generale.

La presenza della madre con il neonato in braccio, di un toro e di un cavallo (che somiglia all'asino) riecheggia la composizione del presepe natalizio, che risulta però sconvolto dal bombardamento. Il toro, che appare nella parte sinistra del quadro, rappresenta la brutalità e l'oscurità, che contribuisce proprio a spiegare il significato del quadro. La lampada a olio in mano ad una donna che scende le scale, posta al centro dell'opera, indica l'involuzione tecnologica e sociale che ogni guerra, insieme alla distruzione, porta con sé; la colomba a sinistra, richiamo alla pace, ha un moto di strazio prima di cadere a terra, mentre il cavallo agonizzante simboleggia il popolo spagnolo degenerato.
La violenza e la sofferenza traspaiono esplicitamente guardando, sulla sinistra dell'opera, la madre che grida al cielo disperata, con in grembo il figlio ormai senza vita; da contraltare ad essa l'altra figura apparentemente femminile a destra, che alza disperata le braccia al cielo. In basso nel dipinto c'è un cadavere che ha una stigma sulla mano sinistra come simbolo di innocenza, in contrasto con la crudeltà nazi-fascista, e che stringe nella mano destra una spada spezzata, da cui sorge un pallido fiore, quasi a dare speranza per un futuro migliore.
La gamma dei colori è limitata. Infatti vengono utilizzati esclusivamente toni grigi, neri e bianchi, così da rappresentare l'assenza di vita e la drammaticità. L'alto senso drammatico nasce dalla deformazione dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare ad urli disperati e laceranti, dall'alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica. Le enormi dimensioni furono scelte perché[senza fonte] questo quadro doveva anche rappresentare una sorta di manifesto che "esponesse" al mondo la crudeltà e l'ingiustizia delle guerre.

Dopo l'esposizione, quando il governo repubblicano era ormai caduto, Picasso non permise che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo. Venne quindi ospitato per molti anni al Museum of Modern Art di New York e tornò in patria nel 1981 ad otto anni dalla sua morte e sei da quella di Francisco Franco. Durante gli anni '70 fu un simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime franchista che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per tutta l'Europa, della resistenza al nazismo.
All'ambasciatore tedesco Otto Abetz che in visita al suo studio, di fronte ad una fotografia di Guernica, chiese: «È lei che ha fatto questo orrore?», Picasso rispose senza giri di parole: «No, è opera vostra». (fonte Wikipedia)

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