giovedì 22 agosto 2013

Cara ministra Kyenge discutiamo di tutto. Ma sulle macerie dei Cie

La ragion di stato non coincide mai con quella dell’umana società. Sono queste le parole che vengono in mente ascoltando la ministra Kyenge all’uscita del CIE di Sant'Anna di Crotone. Nelle dichiarazioni della ministra (guarda il video) si sente dire: «Io sono per la non violenza, qualsiasi soluzione può essere attraverso dialoghi e sistemi d’ascolto, e ovunque applicate». E ancora, prima: «Bisogna capire i motivi della protesta, non si conoscono le cause. Sono per la non violenza, qualsiasi soluzione può essere attraverso dialoghi e sistemi d’ascolto, e ovunque applicate. Capire le ragioni della protesta, che vanno cercate all’interno del CIE, insieme alle persone che lavorano qua dentro, e quindi non si può dire ha ragione o torto, ma privilegio la via del dialogo».
Anche noi preferiremmo parlare tranquillamente e trovare le migliori soluzioni per i problemi dell’umanità ragionando sulle contraddizioni della società tutta.
Ne parleremmo volentieri, ma sulle macerie dei CIE, dei confini degli stati.
A cominciare dalla legge Bossi Fini. Non va riformata, va abrogata.
Si può trovare la soluzione solo all’interno del lager, dice la ministra, anche se giorni fa si era espressa criticamente sulla legge che regola l’immigrazione, la Bossi Fini.
Ma solo grazie alla giusta rivolta dei migranti, un altro Centro di Identificazione ed Espulsione chiude. «Temporaneamente, ma a tempo indeterminato«, come scrive con linguaggio logico il prefetto, e i motivi della protesta, sono la giusta e conseguente indignazione per la morte nella notte del 10 agosto di un recluso di 31 anni, Moustapha Anaki, marocchino. 
Per un malore dicono. L’uomo era recluso nel Cie da circa un mese perché immigrato irregolare in attesa del rimpatrio ed era stato trasferito nel centro calabrese dopo avere scontato una pena nel carcere di Salerno. Si trovava in Italia da sette anni, sempre senza permesso di soggiorno, condizione che dal 2009 anche in Italia costituisce reato, anche se non punito con la detenzione in carcere. Una scintilla che fa scoppiare l’incendio: i reclusi del Centro, una cinquantina in tutto, danno vita ad una grande rivolta e in poche ore sono distrutti i muri e l’impianto di videosorveglianza, e incendiate le stanze e gli arredi. E con una struttura completamente inagibile e ingestibile, la Prefettura decide di chiudere e trasferire i reclusi in altri Centri. A marzo era toccato al Centro di Bologna, poi a quello di Modena in agosto.
A chi loda l’impegno delle forze dell’ordine, lo sforzo umanitario, (vedi ancora video sopra, e pensa quello che accade quando non ci sono le telecamere…), di chi gestisce i centri, come la Croce Rossa o la Misericordia, che a Crotone prende una diaria di 21 euro al giorno per migrante, diciamo che quei soldi sono maledetti come il girone infernale, in cui ogni giorno prestano servizio.
La rabbia, la frustrazione, la disperazione, di donne, uomini e ragazze, ammassate nel CARA di Crotone, circa 1500 su na capacità di max 1200 persone, fin anche 10 o 12 per container, spesso senza acqua, condizionatori e medici che passano psicofarmaci per 8 mesi anche un anno.
Che c’è da discutere?
Verrebbe da chiedere alla Ministra Kyenge, cosa ne pensa dell’escalation in Siria, su cui la Francia afferma che, se di armi chimiche si tratta, bisognerà usare la forza. Alcuni Siriani sono ospiti loro malgrado del CARA del Sant'Anna.
Noi continuiamo a pensare, che le leggi razziste, le politche xenofobe, sono basate e fatte per la sicurezza degli stati, degli interessi delle multinazionali, che sfruttano e depredano le richezze in Africa, come in ogni sud del mondo. Che le violenze sui migranti nei lager in Italia, sono parte del dominio sistemico in tutto il mondo. Questo è il reale motivo dell’aggirarsi per la terra di tanti dannati. Non possono avere accesso a quelle merci, grezze o lavorate che invece circolano liberamente. Oltre alla naturale propensione di molti, di conoscere e contaminarsi. Perchè esiste una sola umanità, divisa dai confini degli Stati, dagli interessi dominanti di caste burocratiche, tecno scientifiche e religiose. Ai corpi ammassati nelle fosse comuni in ogni sud del mondo preferiamo la rabbia sulla macerie dei CIE.

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