giovedì 11 luglio 2013

Via Rasella, i partigiani sono eroi non terroristi


C'è un infame che sulla tv di stato si è permesso di dare dei terroristi ai partigiani sostenendo che la bomba di via Rasella fu "un attentato terroristico". Questo infame si chiama Pippo Baudo, che invece di occuparsi di canzonette, o quiz a premi, adesso si è messo a fare lo storico. Lunedì scorso ha voluto cimentarsi nel raccontare l'eccidio delle Fosse Ardeatine che ebbe come responsabili, a suo dire e con i soliti giri di parole che sa usare bene, i partigiani autori dell'azione contro un reparto delle truppe di occupazione tedesche, l'SS-Polizei-Regiment "Bozen" (reggimento di polizia delle SS "Bolzano") a via Rasella.

L'infame Baudo nel cercare di mettere una pezza alle assurdità contenute nella sua trasmissione, dopo la dura presa di posizione dell'Anpi, ha continuato a difendere la leggenda dei manifesti con i quali i nazisti avrebbero chiesto ai partigiani di consegnarsi. Secondo Pippo i partigiani sapevano che la reazione dei tedeschi sarebbe stata uno a dieci e dovevano tenerne conto prima di compiere l'attentato. "Purtroppo che questa rappresaglia nazista ci sarebbe stata era noto perché c'erano, come ha detto il maggiore Sardone, manifesti su tutti i muri di Roma", ha detto il signor "sotuttoio" dimostrando di ignorare una verità storica ormai accertata anche in sede giudiziaria. Non contento ha continuato: "Le verità storiche, anche se amare, vanno sempre dichiarate". "Che vigesse una legge del taglione che prescriveva dieci morti italiani per ogni tedesco ucciso purtroppo lo si sapeva già", ha insistito.

L'Anpi ha provato a spiegare a lui, agli ignari e a coloro che vogliono dimenticare o deformare la realtà che l’azione condotta dai partigiani (fra cui Bentivegna e Capponi) è stata riconosciuta come “legittima azione di guerra” da due sentenze della Cassazione; che da tutti gli atti dei processi risulta con chiarezza che non ci fu nessun avvertimento preventivo, né fu offerta alcuna possibilità per i partigiani di assumersi  la responsabilità di salvare vite umane, per la semplice ragione che – invece – i comandi tedeschi decisero di comunicare la notizia dell’eccidio alle Fosse Ardeatine solo dopo l’esecuzione.

Niente. Il Pippone nazionale ha tirato dritto per la sua strada. "Qui si gioca con le parole", ha insistito nella deformazione dei fatti e nella formulazione di giudizi oltraggiosi e sommari tirando in ballo perfino Salvo D'Acquisto. Del resto ha giocato con le parole anche il suo ospite, il maggiore Sardone,  che ha confuso i Gap “gruppi d’azione patriottica” che operarono dopo l’8 settembre, con i “gruppi armati proletari”, costituiti dai terroristi molti anni dopo. Ha giocato con le parole facendo credere ai telespettatori che Bentivegna è stato eletto parlamentare per la sua azione a Via Rasella, cosa nel modo più assoluto falsa. Di verò c'è solo che a Bentivegna fu assegnata una medaglia d’argento ed alla Capponi una medaglia d’oro proprio per le azioni compiute nella Resistenza, a Roma e altrove.

Sono eroi, non terroristi. E i responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine sono i nazisti, non altri. Sono loro che hanno trucidato e poi occultato i cadaveri di 335 persone. Trecentotrentacinque persone, 335 spine nel cuore. Tra queste mio zio, Lallo Orlandi Posti, 18 anni: un partigiano.

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