giovedì 11 luglio 2013

"I funerali dell'anarchico Pinelli", una testimonianza ancora scomoda

I funerali dell'anarchico Pinelli, Enrico Baj (1972)
C'è Pino Pinelli al centro che precipita dalla finestra di una stanza con la luce accesa dalla quale sporgono quattro mani. Ci sono braccia mostruose prive di corpi, alcune di esse armate con armi da taglio e bottiglie, che ne accompagnano la caduta, o meglio lo schiacciano verso terra. Due gruppi circondano la figura centrale dell'anarchico: a sinistra ci sono i compagni, i militanti che partecipano ai funerali, alcuni piangono, certi portano le bandiere rosso nere, altri puntano il dito in segno di accusa, molti hanno i pugni alzati. A destra, invece, ci sono dei personaggi che, a parte le mani,non hanno niente di umano: hanno decorazioni militari sui petti, sono tutti armati e pronti a colpire. All’esterno del pannello principale ci sono le figure delle figlie, Silvia, con la mano sugli occhi, Claudia che stende le braccia verso il padre. Poi c'è la moglie Licia, protesa verso il centro, che urla disperata.

La grandiosa composizione fu realizzata tra il 1971 e il 1972 Enrico Baj su 3 metri di altezza e 12 di lunghezza, con 18 figure ritagliate nel legno, unite con la tecnica del collage per raccontare in uno spazio atemporale il momento della caduta dell’anarchico Pinelli ed il momento dei suoi funerali. Doveva essere inaugurata il 17 maggio 1972, ma venne rimandata a data da destinarsi per via dell'omicidio del commissario Calabresi che fu compiuto lo stesso giorno. Dopo la cancellazione della presentazione, Baj regalò l’opera a Licia, la vedova di Pinelli, ma viste le dimensioni non poteva tenersela in casa. Fu lo stesso Baj che si occupò allora di venderla alla Fondazione Giorgio Marconi offrendo il ricavato alla famiglia Pinelli.

L'anno scorso, finalmente, dopo oltre quarant'anni la città di Milano ha potuto ammirare dal vivo, per qualche mese la grandiosa opera esposta a Palazzo Reale. Purtroppo però questa testimonianza, imbarazzante ancora oggi per alcuni, adesso è stata smontata e impacchettata ed è tornata nei depositi della Fondazione Marconi. Il Comune di Milano non se l'è sentita di lasciarla in mostra a disposizione di tutti: l'ha restituita al proprietario che invece era ben disposto disposto a regalarlo alla città di Milano purchè le venisse una data una sistemazione dignitosa e definitiva. Il sindaco Pisapia purtroppo, nonostante una raccolta di firme promossa dal Ponte della Ghisolfa  ha ignorato il dono della preziosa opera di Baj arrecando un enorme danno al prestigio della città e alla memoria.

Il 6 luglio scorso proprio il circolo anarchico di Pinelli di via Monza a Milano, nel corso dell'annuale ricordo della morte di Pietro Valpreda, ha esposto in modo provocatorio una riproduzione fotografica a dimensioni reali dei "Funerali dell'anarchico Pinelli" di Baj per ricordare a tutti la storia difficile di una stagione segnata dalla violenza di Stato; la storia di una moglie e due figlie che perdono il loro amato padre e marito Giuseppe Pinelli, l’anarchico ingiustamente sospettato di essere l’artefice della strage di piazza Fontana che poi venne ucciso. (nop)

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